"AVE" : UN CALICE


“Ave”

Un calice

Calice: un bicchiere che dalla bocca va restringendosi

verso il fondo, sostenuto da un piede a base

rotonda.

Calice: vaso sacro.

(M.) Da noi, di calici non ce n’erano proprio. C’erano

delle coppe, e non erano certo di vetro. Nelle case di allora,

tutto era molto più semplice. Mi piace però quest’immagine

del calice di oggi, per ché mi fa venire in mente di

quand’ero bambina e giocavo - da qualche parte lo si fa

ancora - saltel lando con attenzione delicatissima su un

piede. Quanta attenzione a stare su quel piede, quanta per -

cezione di fragilità, quanta era l’attesa e la concentrazione

prima di fare un altro salto!

Un piccolo salto, sì, ma quanto era importante! Un saltellare

tremolante, ma quanta gioia, quanta soddisfazione,

e quanto entusiasmo! Un calice.

Già mi pareva proprio di esserlo, questo calice. Più

tardi compresi anche di essere un calice sacro, un recipiente

da usare per qualcosa di più grande di me, dei miei progetti,

delle mie attese.

Compresi, pian piano, giocando, che in quel gioco

entrava in gioco qualcosa di più grande, di troppo grande

per me, di misterioso e insieme affascinante. Sentivo di

essere in gioco per qualcosa di sacro, appunto.

C’era in ballo, oltre al mio gioco, qualcosa di più.

Troppo di più, per poterlo vivere da me sola. Troppo di

più, confrontandomi col gioco delle altre. Capivo che quel

gioco sacro non poteva più continuare ad essere sostenuto

solo dal mio piede.

(L.) Io sono un calice.

Alla mia bocca si accostano le labbra di tutti. E vi trovano

piacere e senso. E ne sono altamente e sommamente

ripagati, in me. Chi può rifiutare una simile offerta? Per

chi la rifiuta, il risultato è: bere al calice della soffe renza

e dell’amarezza. Impossibile dirmi di no. Io sono il sì di

oggi, e di tutto. Calice, e sacro.

Non c’è niente e nessuno più sacro di me, oggi.

Considera: quale la cosa che tu desideri di più, oggi, se

non me? Osserva: in quale persona oggi non mi brami,

non mi pensi, non mi desideri? Io sono il sacro calice dell’umanità.

Chi gioca con me è sempre vittorioso, altamente

vincente, sprizzante vittoria. Chi gioca con me ottiene,

trova, ha. Se giochi con me godi, altrimenti - provaci - ti

senti che senti di niente.

Io sono il calice sacro dell’efficacia dell’umanità.

Della sua vita.

Inattaccabile, inafferrabile, indistruttibile, imperituro,

infrangibile: ecco le caratteristiche del mio essere calice.

Sto in piedi anch’io, ma sui due piedi, in ogni situazione.

Mai barcollo, mai in bilico, mai in pericolo.

Sicurezza e stabilità rocciosa, se sei con me.

Non solo gioco, io, ma faccio festa.

Calice di festa, di gioia, di bellezza, di occasioni per

nuova festa.

Ecco che calice sono, io.